Sono colpevole Vostro Onore. Colpevole di avere: un cuore, un cervello, due occhi, due braccia, due gambe. Come dice? Tutti gli esseri umani sono esattamente come così descritti e dovrei esser più dettagliata nel confessare? Ah… Pensavo fossero soltanto queste le mie colpe. Ma ora che ci penso su, di cosa sono colpevole? Ricomincio da capo: Vostro Onore, sono colpevole di avere capelli lunghi, un seno caldo e un grembo accogliente in grado di generare vita. Sono colpevole di aver mangiato quella stramaledetta mela dall'albero dell'Eden e di essermi macchiata di tutti i peccati del mondo. Sono colpevole di portare in grembo una vita per nove mesi e per questo motivo non posso mica essere assunta a pieno titolo perché ritenuta “troppo costosa”. Sono colpevole, sì, sono colpevole. Sono colpevole di suscitare pensieri peccaminosi nella mente degli uomini ogni qualvolta io voglia indossare il mio vestito rosso e per questa ragione, semmai dovessi esser vittima di abusi sessuali, dovrei ritenermi responsabile. In fondo, si sa, “se solo mi fossi coperta un po’ di più” tutto ciò non sarebbe successo. Sono colpevole della mia bellezza, troppo abbagliante e accentuata per poter mostrare la mia intelligenza posta inevitabilmente in secondo piano. Sono colpevole di avere un salario basso perché le mie capacità lavorative non sono come quelle di un uomo, si sa. Sono colpevole di voler studiare, lavorare e rendermi economicamente indipendente e quindi egoista perché non penso a “metter su famiglia”. Sono colpevole perché ritornando a casa la sera io non posso permettermi di sdraiarmi sul divano e lasciare a mio marito le faccende di casa. Verrei additata come irresponsabile e folle,quelle sono cose che toccano a me, no? Mentre lui e il divano hanno velocemente stretto un bellissimo rapporto di amicizia. Sono colpevole di essere vittima di una emorragia 5 giorni al mese e per questo motivo vengo definita: scorbutica, schizzata, intrattabile, irascibile, lunatica. Sono colpevole di aver portato gli uomini a compiere crimini quali femminicidio e violenza sessuale, essendo stata io la causa prima di tutto ciò, avendoli invogliati a macchiarsi le mani del mio sangue semplicemente perché “me la sono cercata”. Sono colpevole di essere troppo “esigente” perché ho bisogno di attenzioni, dolcezza e un po’ d'amore. Diamine, non mi accontento mai. Sono colpevole perché quando capita di brindare in famiglia non dico “auguri e figli maschi” ma “auguri e figli sani” pensando sia questa la cosa più importante. Sono colpevole delle mie forme e della mia identità a tal punto che se mi sposto verso Oriente devo coprirmi interamente mentre io vorrei lasciare ai miei capelli e al mio corpo la possibilità di esser “liberi”. Pensi che io lì non posso neppure girare in bicicletta perché è ritenuto indecoroso e devo persino dividere mio marito con altre donne e mostrarmi al contempo felice e onorata di ciò. Sono colpevole di voler ambire a cariche politiche rilevanti senza riconoscere che è “un mestiere da uomini, non sai guidare una macchina, figurati un paese”, come se davvero l'importanza delle idee dipendesse dalla persona che le pronuncia. Sono colpevole e per evitare che il “contagio” dilaghi devo sentir dire agli uomini frasi come “smettila di frignare,sembri una femminuccia” quasi come se esser come me implichi in qualche modo debolezza e fragilità. Sono colpevole e se ottengo un buon posto di lavoro o se lavoro nel mondo dello spettacolo, devo sentirmi dire affermazioni quali “chissà cosa avrà dovuto fare per esser lì! Chissà quanti uomini si sarà portata a letto” e nessuno pensa mai che potrei aver talento o potrei esser capace,semplicemente. Sono colpevole d'esser il “sesso debole” o il “sesso gentile”, se mi aveste mai visto arrabbiatoa fidatevi che non direste così! Sono colpevole, Vostro Onore, e non mi resta che chinare il capo, non è forse questo ciò che voi volete? Che io resti in silenzio al vostro cospetto, che mi limiti ad annuire, a servirvi, che mi occupi della casa e che mi senta inferiore. E invece, sa che le dico? Io urlo. Urlo la gioia di esser donna e in quanto tale piena di vita e di ribellione. Urlo al vostro cospetto perché su quel gradino in basso non voglio starci, pretendo il piedistallo accanto a voi… Chiedo rispetto dopo anni in cui mi son dovuta sentire inferiore. Chiedo attenzioni, opportunità, occasioni. Chiedo, anzi, pretendo libertà. Oggi io voglio sentirmi libera di indossare ciò che voglio, di dire ciò che penso, di ambire ad un posto di lavoro e ad uno stipendio che non abbia nulla in meno rispetto a quello di un uomo. Voglio poter un giorno presentare a mia figlia un mondo che sappia portarle rispetto. E se ciò mi rende colpevole Vostro Onore, allora mi imprigioni, urleró piú forte il mio canto, perché il mondo che lei mi mostra non fa per me, perché si parla e si riparla di parità di sessi eppure io continuo ad esser sul gradino più basso. Fatemi spazio! Inizia la scalata verso il podio, accanto a voi uomini. Ci sarà spazio a sufficienza per entrambi un giorno. Ma quel giorno non è oggi, purtroppo!

Maria Marra (via romanticismotossico)

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(via gpasian)